Aggiungiamo una serie di ulteriori meditazioni riguardanti il materiale qua esposto.
We add further meditations concerning the material presented here.
Da quanto asserito in queste pagine, le molecole che compongono sia gli oggetti che le strutture biologiche sono composte in prevalenza da pseudo-materia, la quale lega tra loro le particelle massive e ne subisce al contempo la loro influenza, costituendo in questo modo entità ben definibili (viventi o non viventi, qualunque significato possa avere questo aggettivo). Viviamo su un granellino infinitesimale di materia (un tenue puntino azzurro) di proporzioni ridicole rispetto alla vastità del sole. E’ impensabile che l’energia contenuta nel sistema solare non influenzi direttamente e vigorosamente la vita su questo pianeta. Questo significa che l’esile forza gravitazionale che ci vincola a ruotare intorno alla nostra stella, la luce che ci colpisce nelle fasi diurne, o l’azione attrattiva della luna, non sono sufficienti a motivare la diversità e la complessità delle cose e degli eventi che costituiscono il fermento primario di ogni attività sulla Terra. Il Sole non manifesta la sua presenza solo tramite radiazioni dirette, ma contribuisce in maniera peculiare alla riorganizzazione del sottofondo elettromagnetico di quella che viene chiamata Eliosfera. Tale forma di energia penetra e interagisce con quella delle nostre molecole, suggerendo variazioni evolutive. Ciò è più vero ad esempio nelle fase di duplicazione del DNA e di suddivisione delle cellule. Lo stato del sottofondo elettromagnetico in certi luoghi e in certi momenti può creare situazioni irreversibili e irripetibili. Un piccolo sussulto nell’attività solare può quindi portare a perturbazioni che sulla Terra vengono vissute come radicali cambiamenti.
From what has been established in these pages, the molecules that make up both objects and biological structures are mainly composed of pseudo-matter, which binds the massive particles together and at the same time undergoes their influence, thus constituting well-definable entities (living or non-living, whatever meaning this adjective may have). We live on an infinitesimal speck of matter (a pale blue dot) of ridiculous proportions compared to the immensity of the Sun. It is unthinkable that the energy contained in the solar system does not directly and vigorously influence life on this planet. This means that the slight gravitational force that binds us to rotate around our star, the light that strikes us during the diurnal phases, or the attractive action of the moon, are not sufficient to motivate the diversity and complexity of things and events which constitute the primary agitation of every activity on Earth. The Sun does not manifest its presence only through direct radiation but contributes in a peculiar way to the reorganization of the electromagnetic background of what is called “Heliosphere”. This form of energy penetrates and interacts with that of our molecules, suggesting evolutionary variations. This is truer for example in the phase of DNA duplication and cell division. The state of the electromagnetic background in certain places and at certain times can create irreversible and unrepeatable situations. A small jerk in solar activity can therefore lead to perturbations that on Earth are experienced as radical changes.
A causa della sua complessità, l’invisibile (ma marcata) azione del sole sul sottofondo elettromagnetico può indurci a conclusioni affrettate, stabilendo correlazioni dirette fra entità che invece hanno scarsa probabilità di sussistere. Un esempio di questo genere potrebbe essere la relazione fra cicli geologici terrestri di lungo termine e la dinamica dei pianeti del sistema solare (Earth-Mars secular resonance, per esempio). In una visione più generale, eventuali corrispondenze non avvengono tramite diretta interazione fra le parti, ma sono figlie di un fenomeno globale originante dal Sole, e che ammette svariati cicli evolutivi. In altre parole, se A e B presentano un comportamento indotto da C, non è detto che A e B si influenzino a vicenda, anche se ciò può sembrare vero da una prima analisi superficiale. Dobbiamo anche stare attenti a non scambiare le cause con gli effetti. La teoria di Milankovitch stabilisce una forte attinenza tra la radiazione solare e la modalità di esposizione ad essa della superficie terrestre, modalità soggetta a alterazioni periodiche di bassissima frequenza. In base a quanto asserito in queste pagine, certi fenomeni terrestri periodici non verrebbero ad essere conseguenza di deboli irregolarità dell’orbita del pianeta, ma al contrario che tali irregolarità siano dovute ad opportune e preesistenti ciclicità della radiazione stessa, le quali trovano forza nel tempo di modificare il comportamento delle masse.
Due to its complexity, the invisible (but marked) action of the sun on the electromagnetic background can lead us to hasty conclusions, establishing direct correlations between entities that instead have little probability of existing. An example of this kind could be the relationship between long-term terrestrial geological cycles and the dynamics of the planets of the solar system (Earth-Mars secular resonance, for example). In a more general vision, correspondences do not occur through direct interaction between the parts, but are the result of a global phenomenon originating from the Sun and which admits various evolutionary cycles. In other words, if A and B exhibit behavior induced by C, it does not mean that A and B influence each other, even if this may seem true from a first superficial analysis. We must also be careful not to mistake causes for effects. Milankovitch’s theory establishes a strong connection between solar radiation and the way the Earth surface is exposed to it, a way subject to very low frequency periodic alterations. Based on what is stated in these pages, certain periodic phenomena at terrestrial level would not be the consequence of weak irregularities in the orbit of the planet, but on the contrary that such irregularities are due to appropriate and pre-existing cyclicities of the radiation itself, which find strength over time to modify the behavior of the masses.
Per quanto ci riguarda l’universo è costituito da pseudo-materia, che ricordiamo essere una forma rudimentale di materia, la quale non consiste di particelle più o meno elementari, ma nella quale sono già presenti i concetti astratti di densità di carica e di massa. Ciò suggerisce che lo spazio interstellare sia affetto da una certa ‘opacità’, e questo potrebbe implicare che quello che ‘vediamo’ dalla nostra limitata postazione terrestre, non sia esattamente quello che crediamo che sia (Mito della caverna). Riceviamo informazioni da altre stelle e galassie attraverso fotoni che viaggiano per lunghissimi tragitti e che, inevitabilmente, interagiscono con un sottofondo non omogeneo. I nostri strumenti possono pertanto attribuire a questi fotoni un’energia diversa da quella che avevano alla partenza, suggerendo che parte di essa sia andata persa nel tragitto (Teoria della luce stanca). Si noti che il calo dell’energia dei fotoni (red-shift) in proporzione alla distanza percorsa è uno dei dogmi della teoria del Big Bang, dove la riduzione viene attribuita all’allontanamento della sorgente (effetto Doppler combinato con l’associazione energia-frequenza tramite la relazione di Planck). Riteniamo che la teoria della luce stanca possa essere rimessa in discussione. Uno dei motivi del suo abbandono è l’incapacità di fornire un modello cosmologico adeguato. In verità, se la ricerca si riduce a modelli matematici relativamente semplici non c’è forse speranza di avere delle risposte accettabili. Se, tuttavia, prendiamo in considerazione la complessità del sottofondo elettromagnetico, capace di formare estese e invisibili strutture dinamiche attorno agli agglomerati di materia, allora una spiegazione alternativa al Big Bang potrebbe diventare plausibile.
As far as we are concerned, the universe is made up of pseudo-matter, which we remember to be a rudimentary form of matter not consisting of particles (more or less elementary), but in which the abstract concepts of charge and mass density are already present. This suggests that interstellar space is affected by a certain ‘opacity’, and this could imply that what we ‘see’ from our limited terrestrial location is not exactly what we believe it to be (Allegory of the cave). We receive information from other stars and galaxies through photons that travel for very long distances, and which inevitably interact with a non-homogeneous background. Our instruments can therefore attribute to these photons a different energy from the one they had at the start, suggesting that part of it was lost along the way (Tired light theory). Note that the decrease in photon energy (red-shift), in proportion to the distance traveled, is one of the dogmas of the Big Bang theory, where the reduction is attributed to the moving of the source (Doppler effect combined with the association energy-frequency via Planck’s relation). We believe that the tired light theory can be called again into question. One of the reasons for its withdrawal is the inability to provide an adequate cosmological model. Indeed, if the search is reduced to relatively simple mathematical models there is perhaps no hope of having acceptable answers. If, however, we take into consideration the complexity of the electromagnetic background, capable of forming extensive and invisible dynamic structures around the agglomerations of matter, then an alternative explanation for the Big Bang could become conceivable.
La scienza cerca di spiegare la realtà attraverso la costruzione di ‘modelli’, i quali con buona approssimazione producono una visione più o meno fedele di ciò che accade in natura. In genere, si ritiene che il mondo reale sia molto più complesso delle infinite interpretazioni che la fisica-matematica è in grado di proporre. Taluni dogmaticamente asseriscono che la realtà sfugge da ogni tentativo completo di razionalizzazione. In queste pagine (e più in dettaglio in From Photons to Atoms, The Electromagnetic Nature of Matter, https://doi.org/10.1142/11383) è stata introdotta una teoria generale che, sulla base di note nozioni fisiche (senza dunque appellarsi a versioni fantasiose), permette di fornire un modello per la costruzione di particelle elementari, analizzare la costituzione dell’atomo, e giustificare le relazioni che portano all’assemblaggio di molecole via via sempre più complesse. Ci rendiamo conto che tutti questi aspetti necessitino di conferme sperimentali più adeguate e soprattutto di una convincente analisi quantitativa. Tuttavia, se quanto affermato qui fosse veritiero, ci troveremmo di fronte ad un modello decisamente unificante, tanto che si potrebbe pensare che questo, non solo spieghi appieno gran parte dei fenomeni naturali, ma che la realtà stessa sia invece una possibile emanazione del modello. In tal caso, la teoria corrisponderebbe ad un insieme di chiare leggi matematiche, in virtù delle quali il nostro Universo viene ad essere una applicazione fra le tante, scambiando così i ruoli: non è la realtà che viene descritta dal modello, ma è quest’ultimo che fornisce spunti per costruire una plausibile realtà.
Science tries to explain reality through the construction of ‘models’, which with a good approximation produce a more or less faithful vision of what happens in nature. Generally, it is believed that the real world is much more complex than the infinite interpretations that mathematical-physics is able to propose. Some dogmatically assert that reality escapes any complete attempt at rationalization. In these pages (and in more detail in From Photons to Atoms, The Electromagnetic Nature of Matter, https://doi.org/10.1142/11383) a general theory has been introduced which, on the basis of known physical notions (thus without appealing to imaginative versions), allows us to provide a model for the construction of elementary particles, analyze the constitution of the atom, and justify the relationships that lead to the assembly of increasingly complex molecules. We realize that all these aspects need more adequate experimental confirmations and above all a convincing quantitative analysis. However, if what is stated here were true, we would be faced with a decidedly unifying model, so much so that one could think that this not only fully explains a large part of natural phenomena, but that reality itself is instead a possible emanation of the model. In this case, the theory would correspond to a set of clear mathematical laws, by virtue of which our Universe becomes one application among many, thus exchanging roles: it is not reality that is described by the model, but it is this last one that provides hints for building a plausible reality.
Siamo dunque figli di un insieme di equazioni alle derivate parziali che descrivono in modo deterministico le evoluzioni di un immenso sottofondo elettromagnetico? Si noti che più semplici sono le leggi e i mattoni a disposizione, e più appaiono complesse le strutture. L’esistenza delle leggi potrebbe non espletarsi in una applicazione reale, così come le regole del gioco degli scacchi possono esistere senza che nessuna partita sia mai stata giocata. Ancora più raccapricciante è la seguente osservazione. Si ha un mondo nel quale delle strutture molto evolute (come noi ad esempio) riescono a scovare e comprendere le regole del gioco che le ha generate. E’ questa una nostra conquista? O è una conquista del modello, che ci ha creati affinchè potessimo ricavare le sue equazioni, divenendo esso stesso in questo modo un’astratta entità autocosciente?
Are we therefore sons of a set of partial differential equations that describe in a deterministic way the evolution of an immense electromagnetic background? Note that the simpler the laws and building blocks, the more complex the structures appear. The existence of the laws may not be fulfilled in a real application, just as the rules of chess may exist without any game having ever been played. Even more gruesome is the following observation. We have a world in which highly evolved structures (like us for example) are able to find and understand the rules of the game that generated them. Is this our conquest? Or is it a conquest of the model, that created us so that we could derive its equations, thus becoming itself an abstract self-conscious entity?